Non tutti siamo coscienti di cosa soffriamo quando ci troviamo in pubblico e sentiamo mancarci l’aria, o quando veniamo invitati ad una festa e qualcosa dentro di noi ci dice di non andare, per timore di ritrovarci in mezzo a degli sconosciuti o in mezzo a “troppa gente”. L’ansia sociale si può manifestare in molti modi, questi sono solo degli esempi, ma possono farci capire che il nostro senso di disagio più o meno elevato è da ricondurre ad una patologia ben precisa quanto frequente, oggi più che mai. Stando dietro allo schermo di un computer o dietro ad un cellulare infatti, è sempre più difficile riuscire a stabilire delle relazioni vere e questo alimenta un circolo vizioso che si cronicizza con il passare del tempo.
Alcune persone che soffrono di ansia sociale dicono di sentirsi come se stessero vivendo in un mondo in cui guardano attraverso delle lenti nere, diverse da quelle degli altri. E c’è anche chi fa alcuni esempi: “Andavo ad una festa, vedevo delle ragazze parlare in cerchio fra di loro e immaginavo subito che stessero parlando male di me. Pensavo che dicessero che ero brutta o mal vestita. Chiunque altro avrebbe pensato di non essere così importante da essere oggetto di discussione, non ci avrebbe fatto caso e sarebbe andato oltre. Io invece, ho fatto dietro-front e me ne sono andata”.
Capita quindi che in occasioni sociali, si pensi subito che non piacciamo agli altri e che il mondo esterno ci faccia sentire a disagio, nonostante non ci siano delle prove a confermarci che gli altri ci giudichino o che ci siano ostili. Ci si sente impotenti, l’autostima scende in modo vertiginoso e ci si deprime.
Sintomi e sofferenza
Il disturbo di ansia sociale non fa male solo a chi ne soffre, ma anche a chi fa parte del suo mondo. L’ansia che prova chi soffre di questa patologia porta ad avere un tipo di ragionamento molto rigido, con certezze incrollabili, supportate da difese primordiali come la negazione e la proiezione. A volte ci vogliono anni prima che il soggetto capisca che i suoi pensieri, le sue convinzioni così incrollabili non sono veri, e che decida di intraprendere un percorso terapeutico. Ci vuole anche molta pazienza e molta volontà per riuscire a convivere con questa problematica, ed accettarla.
Il fatto è che, in casi di ansia così come in quello dell’ansia sociale, alla nostra mente piace riempire gli spazi vuoti in modo automatico. La maggior parte delle volte si tende a vedere il lato negativo delle cose, e si inventano verità che sono solo nostre e distorte. Dobbiamo sapere però, che anche se non possiamo controllare le azioni di qualcuno, possiamo controllare come scegliamo di interpretarle. Possiamo cioè, smettere di personalizzare ciò che avviene e di pensare che tutto riguardi noi o una nostra colpa, e prendere le distanze. Per calmare l’ansia, è molto utile avere la consapevolezza di ciò che possiamo e di ciò che invece non possiamo controllare. C’è una ragione dietro ai pensieri che abbiamo, che siano ovvi o meno. La nostra mente cerca di proteggerci, tuttavia possono esserci dei casi in cui i nostri pensieri e le nostre convinzioni sono sbagliati perché tendono all’iperprotezione, e come conseguenza ci rendono eccessivamente in guardia e suscettibili agli stimoli.
Ad esempio, iniziamo a evitare o, peggio, a prendercela con le più piccole cose o con le persone che percepiamo minacciose: è un problema da non sottovalutare. Stiamo costantemente in guardia, non siamo in grado di lasciare spazio a qualcuno, mentre continuiamo a cercare qualcuno che ci capisca ma che in realtà si allontanerà da noi, se continueremo ad essere sospettosi.
Tutti si preoccupano, tutti provano dei sentimenti di angoscia, ma ciò che differenzia la preoccupazione e l’ansia sono i meccanismi di coping utilizzati quando si verifica lo stress.
Le persone proiettano il termine “egoista” sugli altri in modo spesso avventato. Piuttosto, è giusto essere più egoisti nei termini di prenderci più cura di noi stessi e di pensare al nostro bene. Un buon livello di autostima è importante quando si deve gestire l’ansia – più si sta bene con se stessi, più è probabile che si sia in grado di combattere le proprie preoccupazioni e le distorsioni cognitive. Non è affatto semplice da fare, perché spesso chi soffre di ansia tende ad abbassare il proprio livello di autoefficacia (selfefficacy).
Dobbiamo considerare la salute mentale nello stesso modo in cui consideriamo quella fisica. Lo sforzo che si impiega per fare guarire un braccio che si è rotto deve essere lo stesso di quello che si impiega per guarire una persona che soffre mentalmente.
Non dobbiamo aspettarci che chi non ha mai avuto una storia di disagio mentale possa capirci, tantomeno dobbiamo aspettarci empatia da parte di chi ne soffre e non riconosce di avere un problema: purtroppo, può capitare che questo ultimo gruppo di persone costituisca la maggioranza di chi rifiuta e deride. E’ anche per questo che è assolutamente necessario coltivare una cultura di comprensione della salute mentale, in modo che gli altri possano capire e sapere cosa succede nella mente di una persona che, invece che una gamba rotta, ha l’ansia di uscire di casa.
Ricerca le cause della tua ansia
Può essere utile provare a cercare nel nostro passato degli avvenimenti che possono averci influenzati negativamente nei confronti degli altri ed avere contribuito alla nascita del nostro disturbo. Se soffriamo di ansia sociale, possiamo ripensare alle volte in cui siamo stati presi in giro, messi in imbarazzo, giudicati o abbiamo sofferto a causa di qualche comportamento agito dagli altri nei nostri confronti. Cosa ci è successo e cosa ha influito al punto da farci avere paura delle interazioni sociali?
Possiamo – anzi, dovremmo – consultare un terapeuta e chiedere il suo aiuto, in modo da non trovarci in preda alle reazioni anche forti che possono suscitare dei ricordi emotivamente troppo carichi.
Non preoccuparti di ciò che pensano gli altri
Quello che gli altri pensano di noi non deve avere importanza. Ci sarà sempre qualcuno che ce l’avrà con noi o a chi non piaceremo, per le cause più svariate: senso d’inferiorità, rabbia, invidia, gelosia, desiderio di rivalsa, astio e via dicendo.
Quando capiamo che le opinioni degli altri non hanno nessuna iportanza, iniziamo a sentirci più leggeri e a vedere le cose in modo diverso. Non piacciamo a quella persona, e allora? Piaceremo a qualcun altro, questo è certo: il mondo è pieno di persone e di potenziali amicizie sane!
Essere liberi è un nostro diritto che acquisiamo quando nasciamo: non lasciamo che la nostra mente ci imprigioni. Viviamo con genuinità, essendo semplicemente noi stessi: non importa cosa pensano di noi la nostra famiglia, i colleghi o i cosiddetti amici.
Il nostro benessere psicologco non dipende e non deve dipendere dai pareri di qualcuno, la serenità e lo star bene con noi stessi vengono solo da noi, da ciò che è dentro di noi. Contrariamente a quanto la società ci porta a credere, noi non abbiamo bisogno di impressionare nessuno: basta semplicemente essere noi stessi nel modo più autentico possibile.
Smetti di pensare. Vivi il qui e ora
E’ molto utile meditare, per staccare la spina dei pensieri ricorrenti e la tendenza a rimuginare su avvenimenti accaduti magari di recente e che ci hanno feriti. Per farlo possiamo iniziare provando a respirare nel modo giusto: inspiriamo profondamente e poi espiriamo, concentrandoci esclusivamente sull’aria che entra ed esce dai nostri polmoni. In questo modo agevoleremo il rilassamento di mente e corpo, la pressione arteriosa si abbasserà, il cuore batterà in modo più regolare e lento, ed il nostro organismo avrà beneficiato di una maggiore quantità di ossigeno. Il nostro sistema nervoso sarà più libero dalle tossine dello stress, come il cortisolo e l’adrenalina, e sarà pronto a rilassarsi.