L’esercizio della gentilezza


L’esercizio della gentilezza andrebbe praticato. 

Andrebbe studiato, compreso, assimilato. E poi andrebbe messo in pratica.

Non serve mandare commenti e cuoricini sui social network, non ha senso fare il regalino a Natale perché va fatto, non è utile mandare gli auguri per il compleanno se non sono sentiti davvero. Non serve dire “ti amo” o “ti voglio bene” e restare chiusi nel proprio conforme conformismo.

Non serve.

Odio il buonismo a prescindere, amo i rapporti diretti, sinceri, freschi e anche non di giornata: una amica che non vedo e non sento da anni se mi cerca sa di trovarmi, se è in difficoltà sa che non la mollerò o, se ha qualche dubbio, solitamente le passa. Se ricevo un sorriso ne ricambio due, se una commessa è stanca e vedo nei suoi occhi lo smarrimento di un giorno di lavoro e la pesantezza di arrivare alla fine del turno non infierisco, aspetto, le sorrido, la capisco, le parlo.

Ma non è nulla di strano! Non sono affatto speciale, io, non è una pratica che devia dal normale essere civile. 

Mi stupisco, piuttosto, del contrario. Mi guardo attorno e vedo tanta rabbia e troppo egoismo. Anche l’amicizia non può essere tale se non si accettano le caratteristiche personali, le debolezze reciproche. E che dire di chi incontri per caso, degli sconosciuti? 

Mi è capitato di entrare in un negozio e di sentire una cliente apostrofare con toni pesanti la giovane commessa. Quando la cliente è uscita, la ragazza si è lasciata andare ad una espressione di dolore. Mi sono messa a parlarle, era quasi ora di chiusura ed il negozio era vuoto,  mi ha chiesto se mi facesse piacere farmi fare una veloce seduta di trucco, una prova ombretto. Questo, ho capito, era il suo modo per rilassarsi e per restituirmi a suo modo quel qualcosa di buono che le avevo trasmesso. Per questo fra noi si è creata una bella complicità e ci siamo dimenticate in fretta della scortesia che aveva subito per gran parte della giornata. Ho scritto “gran parte”, perché quella ragazza mi ha confidato che la maggior parte dei clienti sono così, incontentabili, scorbutici, maleducati. Non potevo crederci. “E perché mai si comportano così?” le ho chiesto. “Non lo so” è stata la sua risposta, “forse sono nervosi perché siamo sotto Natale, o sotto i saldi, o perché c’è crisi, non si trova parcheggio, hanno litigato con il fidanzato o l’amante o la moglie…” Ma, dico, scherziamo?

Perché ci facciamo del male l’uno con l’altro? Perché riversiamo le nostre frustrazioni sul prossimo nostro che è come noi stessi?

Sicuramente mi sforzo di non essere sgradevole, e magari facendolo sbaglio perché esagero. Ma so che gli altri vanno ascoltati, capiti. E reagisco all’arroganza, alla meschinità, alle imposizioni, al buonismo, alla falsità! 


Ma provate a guardavi attorno, vedete quanta gelosia? Vedete quanta cattiveria gratuita?



A me piace lo scambio di energia positiva, la comprensione, ma tutto questo non deve essere scambiato per altro, ovvero per debolezza o mancanza di carattere. Perché è altro da questo. L’esercizio della gentilezza è l’essere consapevoli che se noi critichiamo qualcuno, quella stessa persona magari in quel momento sta male e noi non lo sappiamo.  

L’esercizio della gentilezza è non giudicare.


Pensiamoci ogni tanto, non fa male ed è gratuito.

Anche in tempi di crisi.


Yuri Beretta – Natale è per sempre- 
Ultimo cd: L’esercizio della gentilezza

About Author

Sono Psicologa e giornalista.
Direttore editoriale di "Le Cronache della Bellezza", amo informare.
Puoi contattarmi ai link che trovi allegati.