Si parla sempre più spesso di moda sostenibile: non tutti sappiamo infatti che produrre moda significa anche sfruttare risorse ambientali fondamentali come l’acqua, e comporta anche l’emissione nell’atmosfera di gas inquinanti. Senza parlare della manodopera, spesso sottopagata, sfruttata e priva di ogni sistema di siicurezza sul lavoro. Poco tempo fa avevamo affrontato questo argomento con la youtuber Camilla Mendini, in una intervista che potete trovare cliccando QUI.
Oggi le cose stanno cambiando, ed in vista del Summit di Copenhagen previsto per il 15 ed il 16 Maggio, ideato nel 2009 da Eva Kruse per una moda più sostenibile, la Global Fashion Agenda (in collaborazione con gruppi come Kering, H&M o Li & Fung) pubblica la sua prima “CEO Agenda” per il settore della moda, che enuncia le sette priorità di sostenibilità per le aziende, offrendo una guida chiara che indica dove concentrare i propri sforzi di sostenibilità.
Lavoratori sfruttati
L’industria della moda impiega in tutto il mondo 60 milioni di persone e genera 1,5 trilioni di euro di profitti (abbigliamento e calzature), che però sono a forte rischio. Infatti, le risorse del pianeta come l’acqua e la terra non sono infinite. I consumatori fortunatamente sono sempre più interessati alla sostenibilità, mentre i lavoratori chiedono più sicurezza sul lavoro. In gioco ci sono 160 miliardi di euro per l’economia globale, la stessa cifra che potrebbe essere reperita con un uso più rispettoso delle risorse naturali e umane. Mentre le prime aziende che si sono messe in gioco praticando la sostenibilità stanno aprendo una nuova prospettiva, la media delle aziende di moda ha un punteggio di sostenibilità pari a 32 su 100: troppo poco. Se queste aziende non apporteranno cabiamenti, sarà a rischio la loro sopravvivenza.
I 60 milioni di persone impiegate nella moda è spesso stata esposta a rischi professionali come condizioni di lavoro pericolose e discriminazione. Sono ancora molti i posti di lavoro dove non vengono contemplate le norme di sicurezza basilari, sia che si tratti di una fabbrica di trinciatura in Bangladesh o di una fabbrica in Italia. Le violazioni dei diritti umani si verificano in tutte le fasi della catena. Ad esempio, i marchi meno lussuosi spesso sono più attenti della salute ed alla sicurezza nei paesi in via di sviluppo, mentre al contrario, i marchi di lusso sono spesso sono più portatori di discriminazioni sul lavoro.
Sette step per la sostenibilità
Le sette azioni prioritarie che i leader del mondo della moda devono mettere in pratica per ottenere una maggiore sostenibilità. Le prime tre sono:
1. Tracciabilità dell’intera catena di approvvigionamento
2.Uso intelligente di acqua, energia e prodotti chimici
3.Rispetto e sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per una quarta rivoluzione industriale
Le altre quattro azioni da introdurre gradualmente per trasformare in profondità l’industria della moda, sempre secondo la Fashion Agenda, sono:
4.Uso di materiali concepiti in modo ecologico, riducendo gli effetti negativi delle fibre esistenti e sviluppando nuovi tessuti innovativi e maggiormente sostenibili.
5.Lavorare il più possibile a circuito chiuso, vale a dire di privilegiare la progettazione del prodotto e delle nuove collezioni in modo da consentire il riutilizzo e il riciclaggio di tessuti su larga scala.
6.Promuovere sistemi salariali migliori
7.Concretizzare una “quarta rivoluzione industriale”.
I Robot sostituiranno l’uomo?
Le sfide ambientali, sociali ed etiche alle quali l’industria di oggi deve confrontarsi sono non solamente una minaccia per il pianeta, ma anche per l’industria. Ecco perché non c’è altra scelta che di fare dello sviluppo sostenibile una parte integrante della strategia commerciale di qualsiasi azienda”, ha detto alla stampa Eva Kruse, CEO di Global Fashion Agenda.
E’ stato anche evidenziato che da qui al 2025 il 25% della produzione di vestiti sarà effettuata da dei robot, una trasformazione che riguarda prima di tutto la forza lavoro poco qualificata dei Paesi emergenti. La “CEO Agenda” ricorda ai dirigenti la necessità di preparare la forza lavoro a questa transizione inevitabile.
Che ne dite, l’idea di impegnarvi per promuovere e praticare nella vita di tutti i giorni la moda sostenibile vi interessa?
Da parte mia l’impegno c’è tutto, e farò in modo di proporvi periodicamente acquisti sostenibili in diversi ambiti, facendo attenzione alle diverse esigenze del portafoglio.
Inoltre, in Home Page potete trovare i capi nella sezione SHOP cliccando QUI.