“Un Casino Pazzesco” di talento: Intervista a LeLe Battista

Spesso negli scrigni della musica cosiddetta “indie” sono racchiusi dei gioielli che brillano di luce propria. 

Il mainstream ci propone/propina nomi usuali e spesso consumati, che siamo abituati a riconoscere quasi a memoria, in virtù di una quotidiana fruizione musicale in maggior parte passiva. La passività di ascolto alla quale siamo soggetti però, non ci educa, non ci rende dei protagonisti attivi che scelgono di ascoltare, ma che subiscono suoni e canzoni, come molto altro del resto.

LeLe Battista invece, pur essendo un Artista dalle lettere maiuscole, viene scelto, ogni giorno e sempre di più, da chi di musica fruisce in modo del tutto consapevole, e questo lo rende un punto di riferimento nel panorama di ciò che viene definita musica indie: con l’etichetta discografica di Mauro Ermanno Giovanardi, Parola Cantata Dischi, ha pubblicato recentemente il suo ultimo lavoro da studio, “Mi Do Mi Medio Mi Mento”, distribuito da Goodfellas, ed il video del primo singolo, Un Casino Pazzesco, è appena uscito ed ha raccolto molti consensi. 

Io e LeLe ci siamo incontrati per fare due chiacchiere e per parlare del suo nuovo lavoro, un insieme di otto pezzi che vanno assolutamente ascoltati. 

Mi Do Mi Medio Mi Mento: sono riferimenti a note ed a stati d’animo o c’è dell’altro? Non è un titolo di comprensione immediata; cosa hai voluto trasmettere con queste parole? 

Il titolo è la prima frase del ritornello di “un casino pazzesco” il primo singolo estratto da questo disco. Stavo cercando un titolo per l’album vagando tra i testi ma non trovavo nulla di convincente, ad un certo punto ho iniziato ad usare la tecnica del cut up, tagliuzzando i testi in tanti piccoli pezzi e, pescando a caso tipo tombola, è uscito “MI DO”, ed è venuto naturale aggiungere il resto. Non c’è un vero e proprio significato, mi piace che ognuno lo interpreti come preferisce, di sicuro è una frase che mi descrive bene.

In alcune occasioni hai espresso la volontà di non fare più dischi. Ora esci con una nuova etichetta, quella di Mauro Ermanno Giovanardi. Parola Cantata Dischi ti ha fatto cambiare idea? 

Produrre musica oggi come oggi è un fatto quasi privato, se va bene hai attenzione per 15 minuti, e di sicuro non si guadagna, quindi questo disco è una pura esigenza artistica, in Joe ho trovato un interlocutore che parla il mio stesso linguaggio, a cui interessa proporre progetti coraggiosi, per il puro amore per l’arte.

Perché nel disco sono state pubblicate solo 8 canzoni?

Cito il maestro Battiato: “la musica non si vende a peso”, divento sempre più selettivo: questi 8 brani per me sono il meglio che ho prodotto negli ultimi 5 anni, mi sembra stiano bene assieme e mi piace che il disco non sia troppo lungo. Io chiedo all’ascoltatore di arrivare fino alla fine dell’album , dove si chiude un viaggio , e 32 minuti nell’era delle playlist non sono pochi .

Qual è il criterio con cui sono state scelte? Immagino che tu ne abbia scritte altre durante questi 6 anni, da “Nuove Esperienze Sul Vuoto”.

Ho scelto quelle che mi sembravano più ispirate e sincere, in cui mi riconosco in ogni sillaba e in ogni suono.

Sentendo il tuo disco, mi è sembrato, a volte, che il mondo si capovolgesse. Sono davvero le occasioni a perdere noi e non il contrario? 


Se non impariamo a pensarci come essere unici e meravigliosi nella nostra unicità rischiamo di sentirci rifiutati da una società che nemmeno ci piace così tanto, mi sembra che ci omologhiamo a qualcosa che non ci convince, per abitudine, per educazione… Ho scritto la canzone in un periodo in cui vedevo persone a me vicine subire la frustrazione di mandare a vuoto centinaia di curricula , io non conosco nessuno che abbia trovato lavoro in questo modo , ma ti dicono di fare così, e questa cosa non fa altro che farti sentire inutile e girare a vuoto. L’uomo deve avere più fiducia in se stesso e nella sua intelligenza, purtroppo ci sottovalutiamo, e deleghiamo troppo.

E’ vero che hai cambiato la linea vocale delle canzoni per farle “suonare” meglio con la musica? Come ti è venuta questa idea?

Mi piaceva l’idea di scombinare le carte in tavola ai musicisti con cui suono, che sono sempre rispettosi delle mie canzoni, volevo si sentissero totalmente liberi da vincoli dati dalla melodia o dalle parole, così facevo ascoltare loro la canzone una sola volta , e poi si suonava tutti assieme sul ricordo, sono uscite delle cose assurde, sorprendenti, cosa che non sarebbe successa se non li avessi destabilizzati. Ho chiesto anche che si scambiassero gli strumenti, Giorgio Mastrocola ad esempio ha suonato molto i sintetizzatori. Ho una personale teoria un po’ provocatoria che dice che in realtà ogni musicista è più bravo nel suo secondo strumento, perché nel suo strumento principale ha il condizionamento della conoscenza tecnica, che è essenziale ma a volte limita.

Hai avuto riferimenti musicali o di altro tipo che ti hanno ispirato durante la composizione delle musiche e dei testi? 

Certo , tantissimi come al solito, da John Donne a Nietsche, a Ungaretti e Panella per i testi, ai New Order, i Beach House, l’ambient music e Bruno Maderna per la musica.

I tuoi testi sono sempre molto introspettivi e sembrano aver preso in prestito qualcosa sia dalla Psicoanalisi che dalla Filosofia. 

Bob Dylan ha rivoluzionato la canzone, negli anni ’60 ha inserito dei contenuti , della poesia, ha contribuito ad aprire la mente a più generazioni, compresa la mia. Sono legato all’idea di canzone che comunica, non che intrattiene. 

Come ci si sente a scrivere contenuti così personali condividendoli con altre persone? (so che i co-autori sono Violante Placido, Yuri Beretta, Mauro Ermanno Giovanardi ed Elisabetta Molica, la tua compagna)

Mi piace condividere la mia musica , le collaborazioni sincere ti portano in territori che non avresti mai esplorato , a soluzioni inaspettate , a vere e proprie sorprese creative. 

Hai lavorato molto con Morgan, sia quando facevi parte dei La Sintesi sia in altre occasioni; ricordiamo ad esempio che hai lavorato con lui ad X Factor. Cosa ti è rimasto dei tempi del gruppo? E cosa di X Factor? Siete sempre in contatto?

Ho vissuto l’ultima fase dell’era del music business con “La Sintesi” , quel fenomeno che rimarrà legato alla seconda metà del ventesimo secolo, se ci pensi prima quasi nessuno viveva di musica, come oggi. L’mp3 ha cambiato per sempre le regole. Siamo stati dei privilegiati, sono felice di avere avuto la possibilità di assaporare ancora un po’ di quel mondo , legato alla vecchia discografia, oggi è tutto diverso.

LeLe Battista e Morgan nel 2014 ad XFactor|Credits: xfactor.sky.it

Morgan rimane la persona che mi ha trasmesso di più, il mio primo “Maestro”, mi ha insegnato ad amare l’arte e praticarla quotidianamente come una disciplina, gli devo moltissimo.

Il tema del Tempo che passa è molto presente nelle tue canzoni, soprattutto in quelle di questo ultimo lavoro. Qual è il tuo rapporto con il Tempo?

Terrificante. Poi da quando ho passato i 40 ho proprio l’impressione che corra come un matto questo tempaccio.

Fra pochi giorni ci sarà un altro Festival di Sanremo. Tu lo segui?

Lo seguo ma è sempre più scollegato dalla realtà, dalle scene musicali , sembra che chi lo organizza non si renda conto del fatto che ci sono nuovi artisti che riempiono i palazzetti , che ignorano completamente, e vecchi e nuovi artisti che svuotano le piazze, ma che per qualche strano motivo a loro va di promuovere. È completamente assurdo non inserire nemmeno un rapper o un rappresentante delle nuove scene musicali , equivale ad allontanare il pubblico.

Cosa devono avere oggi un artista ed una canzone per potere essere ammessi a Sanremo?

Guarda : io da produttore ho rifiutato di lavorare a dei progetti che poi hanno anche vinto Sanremo, perché non li ritenevo nemmeno proponibili, quindi sono proprio la persona sbagliata a cui chiederlo, oppure potrei essere utilizzato come cartina di tornasole al contrario: se per me è inascoltabile avrà delle possibilità.

Il video di “Un Casino Pazzesco” regia di Alessandro Gabini

Oggi senza essere “social” sembra non si possa esistere, soprattutto nel lavoro. Qual è il tuo rapporto con i social media? Non appari molto su Facebook, Instagram, Twitter… Non ti piace come mezzo di comunicazione o altro?

Lo subisco. Cerco di farmi promozione ma dopo un po’ mi sembra patetico. Dopo che un mio “amico” ha visto per due o tre volte il post che parla dell’uscita del mio album non mi va più di annoiarlo, ho l’impressione che dopo un po’ diventi stalking…

Lele, come si fa ad alzarsi ogni giorno essendo musicisti dalle teste pensanti in questo periodo storico ricco di falsi miti e superficialità? 

Mah… anche Pippo Franco e Corrado sono stati primi in classifica rispettivamente con “mi scappa la pipì papà” e “ed io che sono Carletto l’ho fatta nel letto” , non c’è nulla di male.

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LELE BATTISTA 

PAROLA CANTATA DISCHI 


GOODFELLAS

About Author

Sono Psicologa e giornalista.
Direttore editoriale di "Le Cronache della Bellezza", amo informare.
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