Pepi Morgia, cinque anni per mare

© Raffaella Sottile

Il 19 Settembre di 5 anni fa Pepi iniziò il suo ultimo viaggio. Si crede che si possa finire in cielo ma per chi ama navigare non c’è paradiso più bello del mare.

A tutti coloro che vogliono bene a Pepi, rimane la speranza di poterlo rivedere ancora una volta su di una barca, forse in una notte di cielo stellato o in una notte di note. Basta ascoltare il mare con il cuore per capire che da qualche parte in un oceano di pace c’è una barca che naviga per le rotte della passione, spinta dai venti dell’amore e dell’affetto sulle note di notte.

Buon viaggio Pepi.


Emiliano Morgia



© Raffaella Sottile



Si è da poco svolta la manifestazione Oltre le Luci per la regia del figlio di Pepi, Emiliano, che ha chiamato sul palco gli amici del padre per un ricordo festoso: da Claudio Baglioni a Sergio Cammariere, da Andy (Bluvertigo-Fluon) ad Alberto Fortis, Palconudo, Ron, Rossana Casale, Mauro Pagani, David Riondino, Dori Ghezzi, Filippo Graziani, Vittorio De Scalzi, Cecilia Chailly, Gnu Quartet. Ho incontrato Emiliano Morgia in uno dei suoi luoghi preferiti, La Libreria di Piazza Delle Erbe, nel centro storico della Superba. Del padre, che è solito chiamare per nome, Pepi, Emiliano mi ha confidato: “Il giorno della sua scomparsa Pepi è partito per mare, quel mare che tanto amava, ed è ancora in viaggio. Noi non lo vediamo, ma lui sta navigando attorno a noi, e capita che ogni tanto si avvicini, così come ha fatto questo 11 Settembre a Sanremo e chissà, Pepi potrebbe tornare, magari l’anno prossimo…”. Il lavoro registico effettuato da Emiliano per lo spettacolo – tributo al padre lo ha impegnato molto soprattutto dal punto di vista emotivo: “Solitamente faccio le cose con la testa seguendo i suggerimenti del cuore – ha detto -,  mentre questa volta ho fatto tutto con il cuore seguendo i suggerimenti della testa”. Parlando con lui si è amplificato il mio desiderio di condividere un momento di confidenza e scambio professionale che ebbi modo di vivere qualche anno fa, quando contattai Pepi per una intervista.

Lui fu da subito disponibile ed incredibilmente gentile. 

Parlammo di musica e di vita, della manifestazione “SanremOff” che tutti gli anni organizzava in concomitanza con il Festival di Sanremo, e di alcuni aneddoti della sua vita… e proprio in questi giorni di fine Settembre, nella ricorrenza della sua scomparsa, mi onora potere riproporre la nostra chiacchierata.

Pepi, il tuo nome è stato spesso associato a quello di Fabrizio De André. Come è stato lavorare assieme? Cosa vi siete regalati l’un l’altro?

Il rapporto fra me e Fabrizio è nato perché eravamo amici di famiglia; quando io sono entrato a far parte del mondo musicale, lui ancora non faceva tour e non amava apparire. Nel 1975, a Viareggio, mi convocò a casa facendosi dare un consiglio; io venivo dall’Inghilterra e mi sono occupato degli aspetti tecnici del concerto. Tutti noi si pensava ad un unico “evento-spot”, quello della Bussola, invece poi sono uscite 15 date. Quindi, il tour con la PFM ha fatto avvicinare Fabrizio alle grandi masse. Abbiamo percorso assieme un segmento della nostra vita che è durato più di 30 anni, quindi la mia mancanza non è per l’artista De André ma per il fratello Fabrizio, che ho sempre visto come un fratello maggiore ed un maestro di vita. Caratterialmente poi era una persona gioiosa, a colori e non in bianco e nero come molti pensano: gli piaceva raccontare barzellette e fare imitazioni. E’ stato anche un attore della Baistrocchi e gli piaceva mettersi in gioco in qualunque momento.

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David Bowie, Elton John e i Roxy Music sono solo alcuni degli artisti stranieri con cui hai lavorato.

Ho compiuto gli studi in Inghilterra e cercando casa nella periferia di Londra, mi capitò di condividere l’appartamento con il componente di un gruppo cult progressive, i Van Der Graaf Generator, che non conoscevo. Tutte le conoscenze come David Bowie, i Genesis o Elton John sono nate perché loro venivano a sentire i concerti dei Van Der Graaf ed io mi occupavo delle luci e delle proiezioni. Mi capitava di parlare con Bowie, magari perché mi era seduto vicino ai concerti, ma non era ancora famoso.

Ma con Bowie hai collaborato: cosa dire di lui?

Il “Duca Bianco” è un nominativo azzeccatissimo per Bowie perché lui è sempre stato un gran signore. L’ho conosciuto quando interpretava Ziggy Stardust ed era più magro di me (ride), aveva la faccia truccata e ci vedevamo spesso al Marquee Club, un locale londinese che era il trampolino di lancio per le giovani proposte che, poi, sono diventate dei miti. Mi hanno detto che ultimamente non sta bene (al momento dell’intervista Bowie non era ancora scomparso, ndr) e mi spiacerebbe tanto se fosse vero perché è una persona che merita: sia dal punto di vista umano sia da quello professionale ha dato davvero molto.

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Hai notato delle differenze tra italiani e stranieri nel modo di lavorare?

Oltre agli artisti con cui ho collaborato durante la mia formazione all’estero, ho lavorato come regista per Elton John nella fine degli anni ’90. La differenza tra inglesi e italiani è economica: loro hanno molti soldi da investire e la musica è considerata un’azienda, ma hanno anche bisogno delle idee dell’italian style. Tutt’ora collaboro con l’estero, per un musical di produzione italo canadese: la differenza è che là lo considerano un lavoro, mentre qui più un divertimento.

Stai lavorando con Francesco Baccini, portando nei teatri italiani le canzoni di Luigi Tenco; il debutto si è tenuto al Politeama Genovese. Da dove è nata l’idea?

L’idea di “Baccini canta Tenco” è nata anche perché c’è una somiglianza fisica tra Francesco e Luigi, che è stata scoperta dal fratello di Tenco: Francesco era in ascensore a Genova ed un signore lo ha guardato per ben otto piani…Dopo di che, sentendosi osservato, gli ha chiesto se qualcosa non andasse. Lo sconosciuto ha risposto che stava notando la sua somiglianza con Luigi, e si è presentato: era Valentino Tenco. Baccini ha così avuto una vera “investitura” dalla famiglia Tenco. Luigi non è mai andato in tour e questo di Francesco sarà molto basico, i protagonisti sono la musica e le emozioni… Spero che il progetto abbia lo stesso successo di “De André canta De André” con Cristiano De André e di “Graziani canta Graziani” con Filippo Graziani.

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Parliamo di Sanremo e soprattutto del Festival: secondo te quali sono stati gli anni meno fortunati della kermesse e quali quelli migliori?

Gli anni che riportano al Festival, come ho descritto nella mostra “Sanremo the Story” al Porto Antico di Genova sono i primi, sino agli anni ’70, perché poi è avvenuta la blindatura degli artisti da parte degli uffici stampa. Oggi non c’è più il contatto che prima avveniva tra artista e pubblico; vedi solo delle auto con i vetri scuri che passano tra la folla e qualche scalmanato che grida, a prescindere. E poi c’è l’Auditel, che decreta il maggiore successo di un’edizione piuttosto che di un’altra.

Genova e Pepi Morgia: che rapporto intercorre tra di voi?

Come per tutti i genovesi, il nostro è un rapporto dualistico. Se uno ci sta, dopo tre giorni ha voglia di andarsene, mentre quando non ci si sta se ne ha una grande nostalgia. Appena ci incontriamo con un altro genovese, magari siamo a 5.000 km di distanza da Genova, ma la prima cosa che facciamo è parlare di lei. La trovo una città sempre più bella, però le manca ancora lo scatto finale: una volta non c’erano i posti dove realizzare eventi; ora c’è tutto, ma bisogna portare a forza la gente. Al di là dell’Acquario, anche il Porto Antico dovrebbe essere fatto vivere maggiormente, con mostre ed eventi. Molti arrivano in Piazza Caricamento e lì si fermano… invece basterebbe fare ancora due passi per entrare nella magia del Porto Antico.

Noi aspettiamo il ritorno di Pepi, che è in viaggio per mare chissà dove ma che, ne siamo certi, ritornerà.

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Grazie ad Emiliano Morgia e Raffaella Sottile per l’affettuosa disponibilità.

PEPI MORGIA Principe della Luce

RAFFAELLA SOTTILE Photojournalist



EMILIANOMORGIA Light Designer

About Author

Sono Psicologa e giornalista.
Direttore editoriale di "Le Cronache della Bellezza", amo informare.
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