La serata novembrina è volata via in un’ atmosfera molto gradevole. L’occasione è stata la presentazione del libro di “una donna che scrive”, Naomi Tolentinati, che da Civitanova Marche ha creato la sua attività di commerciante nell’ambito della moda per poi dedicarsi a… scriversi mail con le amiche.
Facile pensare: “anch’io scrivo mail, sia alle amiche che agli amici, e magari anche ai fidanzati…. (o agli amanti) ma cosa c’entra la posta elettronica con lo scrivere un libro?” Ed invece è qui che casca l’asino – o l’amante, se non lo avete celato bene a chi di dovere – perché è proprio da questo epistolario telematico che è scaturito un progetto interessante. Quindi, vi serva da esempio: mai spostare nel cestino virtuale le vostre lettere virtuali, potrebbero sempre tornarvi utili; sia in caso di dispute legali, – e questo è risaputo – sia nel caso voleste “metter giù” le vostre memorie.
Non si è occupata di narrare le proprie memorie Naomi, ma di parlare di Stile. E, dato che con quello io ci sono particolarmente fissata, ecco qui l’intervista che ha soddisfatto le mie curiosità e che, spero, lo stesso farà con le vostre.
“Naomit72” è un titolo originale per un libro.
E’l’indirizzo della mia posta elettronica. E tutti
pezzi che ho scritto sono nati da una serie di mail che mi sono scambiata con
le mie tre migliori amiche. In quel periodo ero segregata in casa e, per non impazzire,
ho iniziato a scrivere condividendo i miei pensieri con loro; ogni mattina
partivo da una parola che poteva riguardare lo stile o le mie nevrosi
giornaliere, magari rispetto a mio marito.
In questo modo sono “passata” quasi
per ogni tipo di sentimento. Credo di avere lasciato al di fuori pochissimi sentimenti che
una donna adulta di 40 anni – già disillusa, per certi versi – non abbia già
affrontato o di cui non abbia sentito parlare. Ogni donna ha la sua storia, ma
la vita ci conduce verso delle storie comuni, perché la donne hanno tutte alcuni
bisogni fondamentali: essere amate, godere dei figli e trovare il proprio io e la propria femminilità.
Il tuo libro parla di vari tipi di stile ma non solo di questo; è un insieme di spunti e colori.
Di certo non parla di moda isterica; io non amo le fashion
victims perché se sei vittima non puoi avere un tuo stile. Non devi essere
vittima di nessuno ma capire qual è il tuo stile.
Nel libro faccio questa disquisizione
approfondita su cosa è lo stile, una breve storia di quelle che sono le
vere case di moda che non si sono improvvisate ma che vanno avanti da ormai
centinaia di anni. Faccio anche il decalogo su ciò che ci deve essere nel
guardaroba perfetto e, da lì, spazio con una serie di discorsi ad ampio raggio
che, poi, sono quei discorsi che si farebbero con una cara amica… perché con l’amica
si può parlare della gonna che ti sei comperata alla mattina ma poi hai bisogno
anche di parlare di cose più vere e intime.
La tua vita è stata molto improntata alla moda? Quali esperienze hai fatto in questo campo?
Ho avuto delle belle collaborazioni con delle aziende, ho
fatto la visual con i loro campionari ed ero una sorta di cacciatrice di
tendenze; grazie anche al fatto di avere dei negozi miei ero anche un punto di riferimento
per capire che cosa andava e che cosa no dato che lavoravo sulla strada, sul
campo. Le donne vanno a ondate, c’è un momento in cui ti chiedono tutte la
maglia rossa ed un’altro in cui ti chiedono il pantalone e le aziende hanno
bisogno di questi punti di riferimento. Gli operatori delle aziende magari sono nell’ ufficio stile e si
affidano solo al loro gusto; il mercato però è un’altra cosa.
Quali i luoghi dove hai lavorato e che ti hanno ispirata?
Ho lavorato soprattutto fra Milano e Parigi ma i negozi li
avevo nel mio territorio, a Civitanova Marche, sul mare.
L’incontro con Vogue ha dato una svolta decisa alla tua vita.
Sì, ho avuto il privilegio di essere pubblicata da Vogue per
la Watch&Click, una mostra temporanea
a Palazzo Morando (Milano) che si sposta durante la Vogue Fashion Night. Questa
per me è stata una grande svolta perché ho preso consapevolezza e coscienza di ciò che
avevo scritto sino ad allora ed è lì che ha inziato a strutturarsi il progetto
del mio libro.
La veste grafica, dalla copertina nera lucida con impresso
il tuo indirizzo di posta elettronica, alle pagine che sembrano quelle di un
vero diario, non lascia spazio a dubbi sul suo contenuto.
Sì, il libro è diventato esattamente quello che desideravo
fosse per chi lo legge, ovvero un diario nel diario. Ad ogni fine pagina ci
sono dei post-it in cui lancio un provocazione perché vorrei indurre chi mi
legge a partecipare con me a questo tipo
di scambio: tu dici la tua, io dico la mia, parliamone da donne.
Quanto è stato difficile (o facile) trovare una casa editrice
per pubblicare questo libro?
Sono stata molto fortunata perché sul mio territorio c’è
un ragazzo, Simone Giacconi, che è il mio editore, che crede nei talenti marchigiani.
Quando gli ho sottoposto il mio libro lui ne è stato entusiasta sia per l’innovazione
che per la sua veste trasversale. Successivamente ho ricevuto altre proposte ma
sono stata fortunata ad incontrare lui.
Mi piace dire che non sia tanto importante seguire la moda, quanto avere stile.
Con lo stile ci si nasce, ma con buona volontà lo si può apprendere. Che cosa è per te lo stile e cosa
suggeriresti a quelle donne che vogliono intraprendere un percorso personale
per avere stile o cura di sé?
Innanzi tutto quando ti metti davanti allo specchio devi
capire che tipo di messaggio vuoi trasmettere. Se vuoi essere una donna stilosa
devi essere una donna che non grida il proprio modo di apparire; devi essere forse
un po’ defilata ma è meglio non usare un unico pezzo per attirare l’attenzione.
Ci
devono essere omogeneità, armonia, in modo che chi ti guarda veda il “bello”.
Non
importa che tu metta una giacca di Cavalli da urlo se poi il contesto è completamente
sbagliato. Secondo me lo stile va di pari passo con l’armonia e con la buona
educazione. Molte volte sono le movenze ed
il tuo modo di porti con un abito molto semplice ma con quella grazia femminile
che ti fanno diventare una donna stilosa. Ed è vero che con lo stile ci si
nasce ma lo si può imparare, si deve imparare, perché come si cresce nella
cultura si può crescere anche nello stile, basta capirne i precetti e lavorarci
sopra.